domenica 23 settembre 2012

Senza Titolo


M’aggrappo al tuo ciglio
Purché non cada tra fosse comuni.
Mi stringo ai tuoi sensi – smaniosi.
Mi circondo del nulla
Purché al mio passaggio
Un’ombra – alcuna – ti racconti di me.
Banchetto tra rimembranze
Sviluppandomi tra attimi e foschie
Sbranando i resti
Dei tuoi giorni persi.

Rovisto tra le consuetudini,
tra il caffè amaro e il rossetto nero,
e graffio le pareti
purché io sia unghia – forse denti.
Tremo di sussurri che cedo
E questa pioggia di vetro
Finirà dentro te.
Scomparire – inerme
Per ritrovarmi intrecciato
Alle corde dell’anima tua.


Alessandro Erato



3 commenti:

  1. Molto bella la devo rileggere quando attorno a me ci sarà calma e silenzio a presto.

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  2. Bene, fammi sapere cosa ne pensi.
    Questa poesia a me piace tanto, diciamo che è uno stile differente dal mio solito.

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  3. Rileggendo più volte, mi dà modo ad ogni lettura di dare diverse interpretazioni allo scritto,forse non conoscendo la vita del poeta ne il contesto in cui vive,ma solo il suo periodo, la fantasia svolge un ruolo primario,e credo sia il modo migliore per chi legge,non si deve pretendere di capire il poeta in tutte le sue sfaccettature. Condivido con te anche la lettura dei poeti Maledetti, al corso di poesia a cui partecipo abbiamo discusso molto sui loro scritti,però io preferisco i contemporanei,i tuoi scritti sono tutti veramente belli, a presto.

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