Le mani fuse come
gocce o lacrime,
nel tuo nero o
bianco v’è un grigio,
fuso come opposti
che si lasciano
incontrare;
come
congiunzioni, attrazioni
e le mani che
cercandone altre
si disperdono nei
venti.
Il tuo nero
divora il mio bianco,
la mia assenza,
come una voce al
di là dei muri
e di questa
prigionia.
Ti sento
sussurrare nelle intercapedini
Delle torri a cui
mi lego come malta.
Sono nei tuoi
nei, fra le labbra,
mi deformo tra le
dita, slanciandomi
nelle carezze
accecanti, come
le veneziane
corrose al sole di luglio.
Fusi come un
congiungersi violento,
come mani che
carezzano,
come abbracci
che invadono l’anima.