Magnificenza e
stupore
Campane – dettami di segreti
Col sole che scorre nelle vene
Che son vuotate, nei calli aridi
Come zolle scomposte, come
La pioggia o al peggio
La neve – leggenda per i propri figli.
S’immagini un matto brusiar assonnato
Così la mia terra s’affolla negli ulivi,
nei ruvidi cortecci e nei grani
che dorati mitigano e sferzano i meriggi.
I maestrali spolpano le viti raccolte
E nei castelli filari turchi
Si lasciano spiare esangui negli spadari.
Si sogni un ballo – sia pur ammiccante
Si calcoli il pedante ritmo – sia pur sempre eguale
Sia l’antica melodia
Sia lo strumento che insegue l’amplesso.
S’ammiri, seppur distratti,
da rumore di psicosi e poesia;
lo scoglio consumato
si colga nel fondo
la terra sui volti arsi
sui piedi nudi a croste, negli occhi spersi.
Nel delirio intatto della salsedine
Vi sono chiese, << chiese! >>
Chiese che s’ammantano
Di splendida solitudine
Tra tufi arsi e maree che ritornano puntuali.
Così lo chiamano semplice
Salento, magnificenza e stupore.
Ciao scusa, ti seguo su FB e volevo leggere qsa di tuo, ma lo sfondo e il font non facilitano tanto la lettura... ;) Ho creduto fosse giusto dirtelo... Magari ho gli occhi stanchi io, ma fatico un po' a leggere... tutto qui
RispondiEliminaBuona notte :)
Hai pienamente ragione Amber.
RispondiElimina... complimenti! Rettifico il mio commento di prima: questa è la preferita tra quelle lette finora. Poco importa che tu possa confermare di dove tu sia, questa poesia mi racconta di una città e delle sue genti in modo sincero, con immagini nitide.
RispondiEliminaE sono nel Salento anch'io che leggo.